Antibiotico-resistenza nel Lazio: le sfide e le opportunità di miglioramento

Meledandri (Asl RM 1): “Tra le priorità d’azione da implementare i team multidisciplinari, la formazione dei professionisti, l’educazione per i cittadine e l’informatizzazione”

Il consumo di antibiotici in Italia è considerato eccessivo e spesso inappropriato per diverse ragioni, supportate da dati ed evidenze raccolte nel corso degli anni:

  1. Prescrizioni inappropriate
  • Prescrizioni non necessarie: Una parte significativa degli antibiotici viene prescritta per infezioni virali, come raffreddore e influenza, per cui non sono efficaci. Questo deriva da una mancata distinzione tra infezioni batteriche e virali.
  • Uso empirico: Talvolta gli antibiotici vengono prescritti senza un’accurata diagnosi microbiologica, portando a un uso non necessario o all’impiego di farmaci non adeguati al tipo di infezione.
  1. Pressione dei pazienti
  • Molti pazienti tendono a richiedere antibiotici ai medici anche quando non sono strettamente necessari, percependo erroneamente questi farmaci come una “cura universale”.
  • Questo comportamento induce alcuni medici a cedere alla pressione, contribuendo all’aumento del consumo.
  1. Automedicazione
  • Sebbene sia vietato acquistare antibiotici senza prescrizione medica, casi di automedicazione con farmaci avanzati da precedenti terapie sono ancora comuni. Questo porta a dosaggi inadeguati e a un uso non monitorato.
  1. Eccesso di prescrizioni pediatriche
  • In Italia si osserva un consumo particolarmente alto di antibiotici nella popolazione pediatrica rispetto alla media europea. Questo è legato sia alla pressione dei genitori che alla mancanza di linee guida standardizzate adottate uniformemente.
  1. Variazioni geografiche
  • Esistono marcate differenze regionali: il consumo di antibiotici è più alto nel Sud Italia rispetto al Nord. Questa variazione potrebbe riflettere disparità nell’accesso a diagnosi accurate, pratiche cliniche e campagne di sensibilizzazione.
  1. Utilizzo profilattico negli ospedali
  • Negli ospedali italiani, gli antibiotici sono spesso usati in modo profilattico (per prevenire infezioni durante o dopo interventi chirurgici), a volte in assenza di protocolli chiari o linee guida aggiornate.
  1. Mancanza di consapevolezza
  • L’educazione sanitaria generale sul corretto uso degli antibiotici è ancora insufficiente. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, molti cittadini non comprendono pienamente i rischi associati all’uso inappropriato, come l’antimicrobico-resistenza.
  1. Dati sulla resistenza agli antibiotici
  • L’Italia è tra i paesi europei con i tassi più alti di resistenza antimicrobica. Questo suggerisce un uso eccessivo e inappropriato che ha favorito la selezione di batteri resistenti, come Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae.

Le conseguenze

L’uso eccessivo di antibiotici contribuisce direttamente, com’è noto,  alla diffusione dell’antimicrobico-resistenza, che è una delle maggiori minacce per la salute pubblica. Questa problematica rende meno efficaci i trattamenti contro infezioni batteriche comuni, aumenta la durata delle degenze ospedaliere e incrementa i costi sanitari

Il percorso della Regione Lazio

La Regione Lazio ha intrapreso diverse iniziative per contrastare l’antimicrobico-resistenza (AMR), riconosciuta come una delle principali sfide sanitarie a livello globale.

Nel 2023 ha recepito il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025, sottolineando l’importanza di affrontare l’AMR attraverso strategie coordinate e interventi mirati.

Questo anche al fine di avere, nel tempo, una quantità di dati utili e utilizzabili per affinare ulteriormente il tiro delle attività di contrasto all’AMR.

Mentre, infatti, a livello nazionale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) coordina la sorveglianza dell’antibiotico-resistenza attraverso il sistema AR-ISS, che raccoglie dati da una rete di laboratori ospedalieri su tutto il territorio italiano ed evidenzia che l’Italia presenta livelli elevati di antibiotico-resistenza rispetto alla media europea, con percentuali significative di resistenza in patogeni come Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Staphylococcus aureus, più difficile è l’analisi per singola regione.

Peraltro, se da un lato dati specifici complessivi sul numero di confezioni vendute/somministrate nella Regione Lazio non sono disponibili unitariamente, il consumo di antibiotici è prevalentemente misurato in DDD (Defined Daily Dose) per 1.000 abitanti al giorno, un indicatore standardizzato che consente confronti tra diverse regioni e periodi temporali.

Il “Rapporto Nazionale sull’Uso degli Antibiotici – Anno 2022” dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) fornisce dati dettagliati sul consumo di antibiotici a livello nazionale e regionale e, per quanto riguarda la Regione Lazio, il rapporto evidenzia i seguenti punti:

  • Consumo di antibiotici: Nel 2022, il Lazio ha registrato un consumo di antibiotici pari a 19,5 DDD (Defined Daily Dose) per 1.000 abitanti al giorno, leggermente inferiore alla media nazionale di 21,2 DDD/1.000 abitanti die.
  • Spesa pro capite: La spesa lorda pro capite per antibiotici nel Lazio è stata di 15,8 euro, anche in questo caso inferiore alla media nazionale di 16,5 euro.
  • Prevalenza d’uso: Circa il 30% della popolazione laziale ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici nel corso dell’anno, con una prevalenza che aumenta con l’età, raggiungendo il 55% negli over 85.
  • Distribuzione per classi di antibiotici: Le associazioni di penicilline, inclusi gli inibitori delle beta-lattamasi, rappresentano la classe più prescritta, seguite da macrolidi e cefalosporine.

È importante notare che, nonostante il consumo e la spesa nel Lazio siano inferiori alla media nazionale, l’uso di antibiotici rimane significativo, sottolineando la necessità di continuare le campagne di sensibilizzazione per un uso appropriato di questi farmaci.

Cosa chiede il PNCAR alle Regioni

Il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025 definisce una serie di azioni strategiche che le regioni italiane devono implementare per contrastare efficacemente l’antimicrobico-resistenza (AMR). L’approccio del PNCAR si basa su un modello integrato “One Health”, che considera la salute umana, animale e ambientale. Le azioni previste per le regioni includono:

  1. Miglioramento della governance regionale
  • Istituzione di task force regionali: Ogni regione deve istituire o rafforzare task force per il contrasto all’AMR, composte da esperti di diversi settori (sanitario, veterinario, ambientale).
  • Piani regionali di contrasto: Le regioni devono sviluppare e aggiornare piani di contrasto all’AMR in linea con il PNCAR.
  • Coordinamento multisettoriale: Promuovere la collaborazione tra autorità sanitarie, enti locali, istituzioni veterinarie e ambientali.
  1. Sorveglianza e monitoraggio
  • Monitoraggio dell’AMR: Garantire la raccolta sistematica di dati sulla resistenza antimicrobica attraverso sistemi di sorveglianza come AR-ISS (sistema di sorveglianza per l’AMR a livello ospedaliero).
  • Monitoraggio del consumo di antibiotici: Le regioni devono monitorare il consumo di antibiotici in ambito umano, veterinario e agricolo, promuovendo un uso razionale.
  • Indicatori regionali: Implementare e valutare indicatori regionali per misurare il consumo di antibiotici e i tassi di resistenza.
  1. Prevenzione e controllo delle infezioni (IPC)
  • Promozione dell’igiene: Rafforzare le pratiche di igiene e sanificazione nelle strutture sanitarie e nelle comunità.
  • Piani per le infezioni correlate all’assistenza (ICA): Implementare strategie per ridurre le infezioni nosocomiali, come la formazione del personale sanitario e il miglioramento delle pratiche di controllo delle infezioni.
  • Vaccinazioni: Aumentare la copertura vaccinale per le malattie prevenibili da vaccino, contribuendo indirettamente alla riduzione dell’uso di antibiotici.
  1. Promozione di un uso appropriato degli antibiotici
  • Linee guida regionali: Adattare e diffondere le linee guida nazionali per la prescrizione appropriata di antibiotici.
  • Audit e feedback: Monitorare e valutare le prescrizioni di antibiotici nelle strutture sanitarie, fornendo feedback ai medici per migliorare le pratiche.
  • Formazione degli operatori sanitari: Organizzare corsi di formazione per i professionisti della salute sul corretto uso degli antibiotici e sull’antimicrobico-resistenza.
  1. Sensibilizzazione della popolazione
  • Campagne informative regionali: Sviluppare iniziative di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per promuovere un uso consapevole degli antibiotici.
  • Collaborazione con scuole e comunità: Diffondere informazioni sui rischi dell’abuso di antibiotici attraverso programmi educativi.
  1. Approccio One Health
  • Integrazione dei dati: Migliorare la raccolta e l’analisi dei dati provenienti dai settori umano, veterinario e ambientale.
  • Riduzione dell’uso di antibiotici negli animali: Promuovere l’uso responsabile di antibiotici negli allevamenti e l’adozione di alternative come i vaccini.
  • Protezione ambientale: Implementare misure per ridurre l’impatto ambientale degli antibiotici, ad esempio monitorando i residui farmaceutici nei corpi idrici.
  1. Ricerca e innovazione
  • Sostegno alla ricerca regionale: Promuovere studi sull’AMR, inclusa la valutazione di nuovi antibiotici, vaccini e metodi diagnostici.
  • Collaborazione internazionale: Partecipare a reti di ricerca internazionali per condividere conoscenze e risorse.
  1. Valutazione e rendicontazione
  • Rapporti periodici: Le regioni devono fornire report periodici sui progressi nell’attuazione del piano, inclusi i dati sull’AMR e il consumo di antibiotici.
  • Indicatori di performance: Misurare l’efficacia delle strategie implementate attraverso indicatori chiave stabiliti dal PNCAR.

Queste azioni mirano a ridurre il consumo di antibiotici inappropriato, migliorare la gestione delle infezioni e rallentare la diffusione dell’antimicrobico-resistenza. Le regioni giocano un ruolo cruciale nell’adattare queste strategie alle esigenze locali e nel garantire la loro attuazione.

La “risposta” della Regione Lazio

Come accennato in apertura la Regione Lazio ha intrapreso diverse iniziative per allinearsi agli obiettivi del Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025.

Con la Determinazione Dirigenziale n. G08922 del 13 luglio 2023, la Regione Lazio ha formalmente recepito l’Intesa sul PNCAR 2022-2025, impegnandosi a implementare le strategie previste dal piano nazionale.

In linea con gli adempimenti del Piano ha aderito alla Sorveglianza nazionale del consumo di soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani in ambito ospedaliero, riconoscendo l’importanza dell’igiene delle mani nella prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza.

Ha organizzato anche eventi formativi ma, sebbene la Regione abbia adottato misure significative per conformarsi al PNCAR 2022-2025, l’efficacia di queste iniziative dipende dalla loro attuazione pratica e dal monitoraggio continuo. È essenziale proseguire con l’implementazione delle azioni previste, garantendo una stretta collaborazione tra le istituzioni sanitarie, gli operatori del settore e la popolazione, per affrontare efficacemente la sfida dell’antimicrobico-resistenza.

Le riflessioni di Marcello Meledandri, Asl RM 1

Se l’antibiotico-resistenza rappresenta una delle principali sfide sanitarie globali – sottolinea quindi Marcello Meledandri, Direttore del laboratorio di Microbiologia-Virologia  Ospedale S.Filippo Neri – ASL Roma 1 –  la Regione Lazio non fa eccezione. Nonostante la presenza di strutture sanitarie eccellenti e professionisti altamente qualificati, il territorio si trova a fronteggiare criticità significative.

Uno dei problemi principali è la disomogeneità tra le diverse strutture sanitarie. Mentre alcuni ospedali e reparti vantano ottime pratiche di controllo delle infezioni e gestione degli antibiotici, altre realtà risultano meno preparate. Questa frammentarietà rende complessa una risposta coordinata, necessaria per affrontare un fenomeno che non conosce confini geografici.

Il Lazio si colloca tra le regioni italiane con i livelli elevati di antibiotico-resistenza, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Il consumo di antibiotici, sia in ambito ospedaliero sia comunitario, è elevato, riflettendo un approccio spesso inappropriato e un abbondante uso empirico dei farmaci. Questo fenomeno è aggravato dalla pressione esercitata dai pazienti, da carenze nella diffusione e organizzazione della diagnostica microbiologica ma soprattutto – sottolinea ancora – dall’assenza di team dedicati al controllo delle prescrizioni. La creazione di team multidisciplinari è infatti una priorità per affrontare il problema. Questi gruppi dovrebbero includere farmacisti, microbiologi, infettivologi e altri professionisti dedicati esclusivamente al monitoraggio e alla revisione delle prescrizioni antibiotiche. Attualmente, invece, queste attività vengono svolte in modo frammentario, spesso come un lavoro aggiuntivo, senza risorse adeguate. Un sistema di diagnostica microbiologica rapida e capillare è anch’esso essenziale per supportare i clinici con informazioni tempestive e di qualità. La formazione – aggiunge Meledandri nella sua riflessione – rappresenta un altro pilastro fondamentale. Oltre ai corsi di aggiornamento per il personale sanitario, bisognerebbe puntare ad un maggiore impegno nell’educazione dei cittadini. Campagne di sensibilizzazione possono aiutare i cittadini a comprendere i rischi di un uso improprio degli antibiotici, riducendo la pressione sui medici per prescrizioni non necessarie. In questo contesto – conclude il clinico – il Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025 rappresenta una guida essenziale. Recentemente adottato dalla Regione Lazio, il piano offre strumenti e indicatori per affrontare il problema, ma richiede un impegno concreto e risorse adeguate per affrontare le maggiori priorità tra cui  figurano la creazione di task force multidisciplinari, l’adozione di sistemi informatici per il monitoraggio delle prescrizioni e un rafforzamento, come detto, delle attività di formazione continua”.

Insomma, c’è sicuramente necessità di un cambio di passo. L’esperienza di altre regioni e paesi dimostra che il successo dipende da un impegno sistemico e da un forte mandato politico. Solo attraverso un’azione concertata e un approccio educativo esteso sarà possibile ridurre il carico delle infezioni resistenti e garantire una sanità più sicura per tutti.

 

 

 

 

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